Caffè 21 marzo: il sogno e il segno.

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foto di radiobooonzo.it

Il sogno. In questa storia il sogno ha almeno un paio di dimensioni, che corrispondono un po’ ai due tempi della partita che stiamo giocando in questo Paese contro le mafie. Come dire, in senso metaforico, la battaglia e la guerra. La guerra è la dimensione generale di quel sogno e corrisponde alla speranza di sconfiggerle una volta per tutte le mafie. Sconfiggere la loro prepotenza, la violenza della quale si nutrono. Sconfiggere la loro capacità di distruggere speranze, dignità, sviluppo. Sconfiggere le disuguaglianze che alimentano, le povertà che creano. Sconfiggerle affermando i diritti che negano, la giustizia che mortificano, la legalità che violentano. Ecco, la prima dimensione del sogno che ho avvertito in questa storia è tutta qui: sconfiggerle per sempre. Non è ancora tempo per dire che questo sogno sia diventato realtà. Non ancora.

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Ma poi c’è la seconda dimensione, quella della battaglia. E qui invece il sogno è diventato realtà. Oggi. Vedere quel bar ritornare alla vita è stato esattamente questo: un sogno che diventa realtà. Ci abbiamo lavorato per un anno, giorno e notte. Una realtà che abbiamo costruito pezzo dopo pezzo, inventandoci di tutto. Ognuno per la sua parte. Per questo ho pianto quando don Luigi ha tagliato quel nastro. Un gesto simbolico che è solo l’inizio di un cammino che ha bisogno di cuore, testa e gambe. Un cammino che passa attraverso il coraggio, la pazienza, la volontà e la responsabilità non di un io, ma di un NOI. Solo così quel sogno può diventare davvero un segno.

Il segno, appunto. Questa storia è davvero un segno. Forte, prepotente, rumoroso. Per qualcuno anche fastidioso. È il segno di una volontà vera, concreta di voltare pagina. Di passare davvero dai segni del potere al potere dei segni. È il segno di una speranza collettiva che finisce con l’alimentare quel sogno di sconfiggerle le mafie, indebolendole giorno per giorno, colpendone le ricchezze, sottraendole il consenso. Un passo alla volta, con pazienza e tenacia. Ma quanta bellezza in questi passi! Passi che lasciano tracce di cambiamento. Segni di cambiamento. Appunto.

Il Caffè 21 marzo è davvero il caffè della speranza. Lo ha colto bene don Luigi. Una speranza che (si) alimenta (di) un sogno e che traccia segni. Per come ha potuto, la rete di Libera ha provato a fare la sua parte, mettendoci tutto quello che poteva e fin dove poteva. Continuerà a farlo. Accanto a quanti hanno deciso di assumersi la responsabilità quotidiana di farlo rivivere quel luogo. Persone che non lasceremo mai sole.

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Ma don Luigi ha colto anche il valore di quel nome, di quel richiamo al 21 marzo. Primo giorno di primavera, segno di rinascita, di cambiamento. Sì. Ma anche (e per noi soprattutto) il giorno che Libera ha scelto per ricordare tutte, ma proprio tutte, le vittime innocenti della violenza criminale e mafiosa. Quel nome diventa allora una responsabilità in più, che dà più valore a questa bella storia: il miglior modo di onorare la memoria, di ricordare il sacrificio di quelle vittime innocenti e di cogliere in profondità il senso stesso di quel sacrifico. Riportare la vita in quel luogo, riportandolo alla vita, sarà come riportare alla vita tutte loro. L’espressione perfetta di quel principio che resta il fondamento del nostro lavoro: saldare la memoria con l’impegno.